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di Stefania Severi

 

Il percorso creativo di Carmela Corsitto assume connotati filosofici nella misura in cui ogni singola opera è una meditazione sugli interrogativi primi dell’umanità: il mistero della nascita e della morte, il fenomeno del maschile e del femminile, la trasformazione apportata dal tempo, la ricerca della “verità” della percezione. A questi interrogativi le opere dell’artista siciliana si pongono interlocutorie. Ricerca concettuale, dunque, che si manifesta prevalentemente in forme seriali (e non poteva essere altrimenti vista la complessità dell’assunto), rigorose, nitide e “senza titolo”. Quest’ultimo connotato vuole amplificare l’eco di ogni opera che, riverberando sullo spettatore, lo autorizza alle più diversificate reazioni. Ma, pur in tale visione totalizzante, l’opera non si disperde negli innumerevoli percorsi possibili, ma si concentra su alcune linee guida. A guardare le sabbie, i fili ed i cucchiai che costituiscono gli elementi fondanti del lavoro creativo della Corsitto, viene alla mente un classico testo di Kandinskij, “Punto, Linea, Superficie”. Quelli che nel trattato sono gli archetipi della forma estetica, si fanno qui sintesi dell’universo visibile: nasciamo in un punto primigenio, ci sviluppiamo lungo il filo dell’esistenza diventando entità di sangue, per poi tornare al punto originario. Il punto, inizio e fine di tutto, è qui la sabbia, quella della clessidra che scandisce il tempo e quella del deserto che oggettiva l’infinito. La linea, metafora della vita, è qui il filo di canapa tinto a colori naturali, ce n’è uno per ogni essere del creato, simile e mai uguale all’altro, ciascuno determinato dalla Moira. Nel corso della vita prendiamo coscienza di essere un’essenza fisica e psichica al contempo. A questa essenza l’artista ha offerto la forma del cucchiaio, struttura semplice e complessa che, col suo dentro fuori - concavo convesso, è simbolo dell’unità maschile - femminile, è immagine dello spermatozoo, è strumento essenziale che facilita il processo nutrizionale. L’artista l’ha contorto, l’ha avviluppato nei fili del destino, l’ha ricoperto con la sabbia del tempo e ne ha fatto metafora dell’uomo. Tutti questi elementi sono comunque disposti entro contenitori quadrati, quasi una esigenza di ridimensionamento e di razionalizzazione per non lasciarsi sopraffare dall’enormità della problematica. Il tutto è poi spesso sotto plexiglas, volontà di preservare? desiderio di riportare all’oggi problematiche che affondano nel tempo? filtro da frapporre tra l’uomo ed i suoi problemi? Al di là di qualsiasi interpretazione più o meno pertinente, le opere della Corsitto parlano un linguaggio che, di volta in volta ed a seconda del fruitore, suscitano dalla curiosità all’interesse, dall’elucubrazione dotta al coinvolgimento emotivo. E’ certo, comunque, che non passano inosservate.

Settembre 2003

 

Untitled  (September 2003)


Carmela Corsitto’s creative journey has philosophic connotations in the sense that every single work is a meditation on human condition’s  fundamental questions: mystery of birth and death, male and female phenomenon, time changing everything, search for  “truth”  of perception. A conceptual search that basically expresses itself  in severe, tidy and untitled forms. The “untitled” connotation is meant to amplify every single work’ echo entitling the watcher to every possible reaction.
Observing sand, threads, spoons which  are the fundamental  elements of Corsitto’s creative work, a classical text by Kandinsky comes to our mind, “Point, Line, Surface”.  These archetypes of esthetic form (in Kandinsky) are here synthesis of the visible universe: we were born in a primal point, we develop and become a blood entity, and we finally return to the original point. Point, beginning and ending of everything, is here sand, sand from a clepsydra which beats time, and sand of the desert which makes infinity real. Line, metaphor of life, is here hemp thread died in natural colors, every living being has its own thread, no thread is identical to the others, each of them has its own Fate. Through life we become aware of being a physical and psychological essence  at the same time: the artist gives this essence a spoon shape, a simple and complex structure –inside, outside, concave-convex  symbolizing  male-female unity, it is the image of spermatozoid, it is a necessary tool in the feeding process. The artist has twisted it and wrapped it up in the threads of destiny, she has covered it with the sand of time and turned it into a metaphor of man. All these elements are arranged in squared containers, almost out of a need for reorganization and rationality, so that the artist is not overcome by the problem’s enormity. All is often under Plexiglas. Is this a willing to preserve? Is this a wish to bring back to these days  Time’s questions? Is it a necessary filter between man and his problems? Corsitto’s works speak a language which raises curiosity and interest, lucubration  and emotional involvement.   

 

traduzione di Angelica Greco