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La forma del silenzio

di Valerio Dehò

Tra le prove più difficili per un artista contemporaneo, vi e quella di dare una rappresentazione a ciò che non e rappresentabile come il vuoto o il silenzio, oppure di dare forma a ciò che invece e tradizionalmente ben rappresentato come il dolore. In questo senso il viaggio artistico di Carmela Corsitto consiste proprio in un attraversamento dei modi di rappresentazione dell'arte, per giungere fino al periodo che attualmente percorre, teso a definire il ruolo e i limiti degli oggetti che non esprimono se stessi, ma le relazioni non convenzionali e libere tra forme, materiali e assenze. I retaggi passati della pittura informale sono transitati verso associazioni più indirette, ma verso connotazioni più stabili e nuove.
Quindi si può dire che la poetica non abbia subito degli slittamenti particolarmente sensibili, mentre le modalità espressive sono maturate verso un linguaggio più aperto e contemporaneo. Questo consiste in una forma madre che e il cubo (o parallelepipedo) chiuso da pareti di plexiglass: una scatola che contiene frammenti, oggetti, manipolazioni, forme riconoscibili o indefinite. Comunque si tratta di una scatola, intesa come serbatoio, come memoria aperta alla sguardo. Aprirsi equivale a comunicare, ma vuol dire anche accedere ad una trasparenza di pensiero in cui ogni evoluzione tende verso l'apertura. Del resto la trasparenza diventa un presupposto del vuoto, cioè, in questo caso del creare una serie di relazioni non fissate tra gli oggetti assemblati all’interno del contenitore. Non vi e ricerca di colore, ma l'equivalenza vuoto-dolore si estrinseca in un rapporto tra naturalità e geometrie oggettuali, in uno stridente contrasto tra i materiali, colti sempre nel loro apparire, e la sensazione di chiusura di uno spazio consegnato al silenzio.
Molto importante diventa il gioco delle ombre perche amplifica l'oggetto in una relazione con il nulla. La proiezione aumenta il senso della profondità, sorregge la distanza tra l'osservatore o l'oggetto, mentre nello stesso tempo forza lo spazio chiuso della scatola. La trasparenza e data, non e illusionistica, pertanto ogni attraversamento deve fare i conti con uno spazio inviolabile, dato per inavvicinabile, permeabile soltanto allo sguardo.

Carmela Corsitto crea così dei paradossi inquietanti. L'installazione con la luce dei neon anch'essa inscatolata e posta sullo stesso piano oggettuale degli altri reperti, diventa una stanza di materia vibratile. La luce entra a fare parte dell'opera con tutta la sua freddezza, con la sua forza dissuasiva. Crea un bagliore stabilizzato che illumina una scena di silenzio. L'evocazione e tutta per l'assenza, che infatti appare in tutta la sua evidenza. Lo stesso oggetto-simbolo del cucchiaio perde ogni banale familiarità per diventare qualcosa che appartiene alla memoria collettiva. E la memoria va ad una straordinaria installazione di Wolf Vostell dedicata all'olocausto e ai campi di sterminio, realizzata principalmente con un impressionante accumulo di posate. Il dolore come eccesso si pone sullo stesso piano del dolore come mancanza. La distanza e anche questo: stare ad ascoltare il silenzio, guardare il vuoto senza ricordi e senza speranze.

La Forma del silenzio, Fiorile Arte, Bologna

 

 

 
VALERIO DEHO:  Shape of silence (2001)
 
 
One of the hardest task for a contemporary artist is to represent what is not representable such as emptiness or silence, or to give shape to what is traditionally well represented such as pain. In this sense Carmela Corsitto’s artistic journey consists  in the passing through different ways of art representation to get to the period she is now going through; that is role and limits definition of objects which do not express themselves, but free and unconventional relationships between shapes, materials and absences. 
Poetics did not suffer any particularly sensitive changes while expressive forms have grown towards a more open and contemporary language. This consists of a mother shape which is a cube (or a parallelepiped) closed by Plexiglas walls: a box containing fragments, objects, manipulations, recognizable or indefinite for shapes. It is a box, anyway, intended as a container, as memory opened to the eye. Opening up means to communicate but it also means  to reach a transparent thought in which every evolution tends to an opening. After all, transparency is a presumption of emptiness that is, in this case, of a creation of a series of not fixed relationships between objects put together  inside the container. There is no search for color , but the equivalent  emptiness-pain expresses itself in a relation between nature and geometries of objects in a clashing contrast between materials, always caught in their appearance, and a closing sensation of a space offered to silence.
It is very important the game of shadows since it amplifies the object in a relation with nothingness. Projection increases the sense of depth, holds up the distance between watcher and object, forcing at the same time the box’s closed space. Transparency is not an illusion, so every crossing must consider an inviolable space only the eye can go through. 
Carmela Corsitto creates this way disturbing paradoxes. The installation with neon lights in a box as well, and put on the same objective level as the other finds, becomes a room of vibrating matter. Light joins the work in all its coldness and dissuasive power. It creates a stabilized sparkle illuminating a scene of silence. What is evocated is absence, which appears in all its evidence.  The object-symbol spoon looses all banal familiarity to become something belonging to collective memory.  And memory goes to an extraordinary installation by Wolf Vastel dedicated to the Holocaust, basically consisting of a huge accumulation of cutlery. Pain as excess is put on the same level of pain as lack. Distance is also this, listening to silence and staring at emptiness without memories and hopes.            
 
traduzione di Angelica Greco